“Erano gli aristocratici più poveri del mondo. Mi sembravano saggi, gente che aveva attraversato metropoli e deserti e campi di battaglia. La maggior parte, forse, non si era mai spostata da quel quartiere. Ammiravo la deferenza con cui venivano salutati, il passo sicuro con cui andavano a bere al bar, preparandosi al gioco. La lentezza dei loro gesti. Lo sguardo con cui valutavano le partite in corso prima di lanciare o accettare una sfida.”