“Io non lo amo perché è bello, ma perché è il mio bambino.”
“I miei genitori non volevano trasferirsi in Florida, ma hanno compiuto i sessant'anni, e quella è la legge.”
“È anni dopo, è quando tuo figlio (l’angelo inetto che ti faceva sentire dio perché lo nutrivi e lo proteggevi: e ti piaceva crederti potente e buono) si trasforma in un tuo simile, in un uomo, in una donna, insomma in uno come te, è allora che amarlo richiede le virtù che contano. La pazienza, la forza d’animo, l’autorevolezza, la severità, la generosità, l’esemplarità... troppe, troppe virtù per chi nel frattempo cerca di continuare a vivere.”
“Penso a come è stato facile amarti da piccolo. A quanto è difficile continuare a farlo ora che le nostre stature sono appaiate, la tua voce somiglia alla mia e dunque reclama gli stessi toni e volumi, gli ingombri dei corpi sono gli stessi.”
“Quante volte invece di mandarti a fare in culo avrei dovuto darti una carezza. Quante volte ti ho dato una carezza e invece avrei dovuto mandarti a fare in culo.”
“Chi nel frattempo cerca di continuare a vivere”, ecco una onesta definizione media dei genitori: dico quelli della mia generazione, ma più compiutamente, e con molti patemi in meno rispetto a noi, anche quelli che ci hanno preceduto. Con il fortesospetto – quasi una certezza – che le generazioni precedenti, quanto all’arte di non farsi sopraffare dai figli, fossero molto più attrezzate della nostra.