“È la storia che fa ricordare il luogo, non è il luogo che fa la storia.”
La memoria: ecco il tema chiave. Se la Germania ha pilotato il suo allargamento è anche perché ha ammesso le sue colpe storiche, e questa ammissione l’ha resa leggera e meno ambigua anche in territori dove ha compiuto i peggiori stermini. L’Italia no. L’Italia continua a far finta di non essere stata fascista e di aver vinto la guerra. Invece è stata fascista eccome; e ha perso la guerra, proprio nelle mie terre. La Germania ha fatto dei suoi “giorni della memoria” il tempo della responsabilità e del pentimento. Da noi, la parolamemoria fa quasi sempre rima con autoassoluzione.
“È pazzesco ricordare che un secolo fa, improvvisamente, così per un nonnulla, dopo decenni di benessere e tregua d’armi, in un mondo che non sa più cosa sia la distruzione, la pace finisce e si comincia a uccidersi. E poi vivere così per cinque anni, nell’abbrutimento, sapendo che puoi solo ammazzare e che in ogniistante puoi morire... È chiaro che cose simili le decidono solo quelli che se ne fottono della gente. Ma quello che mi inquieta di più è che oggi nessuno se ne ricorda.”
“La memoria è un lavoro da contadini, non da scrittori. La si coltiva come si coltiva la terra. La si rivolta, la si concima.”
“La memoria è come la timida luce che illumina un sordido museo della vergogna.”
“Non è così facile tagliare definitivamente i ponti, anche se si tratta del tuo peggior nemico, perché la memoria non taglia, non è un coltello.”