“La possibilità dell'apocalisse è opera nostra. Ma noi non sappiamo quello che facciamo.”
“Sei pinte di amara — ordinò Ford Prefect al barista dello Horse and Groom. — E presto, per favore. Il mondo sta per finire.”
“Cambiò il mondo. Cambiò il nemico. La morte ebbe facce nuove che non conoscevamo ancora. Non si vedeva, la morte, non si toccava, non aveva odore. Mancavano persino le parole, per raccontare della gente che aveva paura dell’acqua, della terra, dei fiori, degli alberi. Perché niente di simile era mai accaduto, prima. Le cose erano le stesse – i fiori avevano la solita forma, il solito odore – eppure potevano uccidere. Il mondo era il solito e non era più lo stesso.”
“Cernobyl è un soggetto alla Dostoevskij. Un tentativo di giustificazione dell’uomo. E se fosse invece tutto molto più semplice? Se fosse sufficiente entrare nel mondo in punta dei piedi e fermarsi sulla soglia?”
“Io parlo di catastrofi, non uso mai metafore.”
“La stampa vive delle tragedie.”