“La luminosa tua coda a chioma si spostavada oriente, nell'immensa volta del cielo stellato.”
“L’oggetto è vuoto... non finisce mai... e... oh, mio dio!... è pieno di stelle!”
“È un mondo fatto per duecome le selle delle motocome le stelle se le guardi solanon è uguale senza di me.”
“Le stelle sono buchi nel cielo da cui filtra la luce dell'infinito.”
“I sogni sono come le stelle: le vedi brillare tutte quando le luci artificiali si spengono, eppure stavano lì anche prima. Eri tu a non vederle, per il troppo chiasso delle altre luci.”
Le cose assumono contorni indefiniti (tanto ci sarebbe da dire sulla tua poetica dell’indefinito spesso ridotta a uno stratagemma estetico) e quindi vibrano, come accade con le stelle, per te sempre “vaghe”, cioè belle perché distanti. In un attimo si potrebbe perderle, e in quello stesso attimo si comincia a desiderarle, a immaginarle, a progettare come raggiungerle, a sperare. Ogni cosa per te è contemporaneamente anche la sua possibileperdita.