La conversione del cuore al “vangelo della creazione” comporta che facciamo nostro e ci rendiamo interpreti del grido per la dignitàumana, che si eleva soprattutto dai più poveri ed esclusi, come molte volte sono le persone ammalate e i sofferenti.
“Il Vangelo, annunciato e creduto, spinge a lavare i piedi e le piaghe dei sofferenti e a preparare per loro la mensa. Semplicità dei gesti, dove l’accoglienza della Parola e del sacramento del Battesimo si accompagna all’accoglienza del fratello, quasi si trattasse di un unico gesto: accogliere Dio e accogliere l’altro; accogliere l’altro con la grazia di Dio; accogliere Dio e manifestarlo nel servizio al fratello.”
“La gioia del Vangelo, in questo momento storico ove spesso siamo accerchiati da notizie sconfortanti, da situazioni locali e internazionali che ci fanno sperimentare afflizione e tribolazione - in questo quadro realisticamente poco confortante - la nostra vocazione cristiana ed episcopale è quella di andare contro corrente: ossia di essere testimoni gioiosi del CristoRisorto per trasmetteregioia e speranza agli altri.”
“Il linguaggio con cui annunciare il Vangelo chiede di essere rinnovato, con saggezza pastorale. Questo è essenziale sia per essere compresi dai nostri contemporanei, sia perché la Tradizione cattolica possa parlare alle culture del mondo di oggi e aiutarle ad aprirsi alla perenne fecondità del messaggio di Cristo.”
La misericordia è la parola-sintesi del Vangelo, possiamo dire che è il “volto” di Cristo, quel volto che Egli ha manifestato quando andava incontro a tutti, quando guariva gli ammalati, quando sedeva a tavola con i peccatori, e soprattutto quando, inchiodato sulla croce, ha perdonato: lì noi abbiamo il volto della misericordia divina.
“L’umanità ha tanto bisogno del Vangelo, fonte di gioia, di speranza e di pace. [...] L’annuncio del Vangelo è la prima e costantepreoccupazione della Chiesa, è il suo impegno essenziale, la sua sfida maggiore, e la fonte del suo rinnovamento.”