“Ho visto la testa del Conte sporgere dalla finestra. Non vedevo il viso, ma sapevo che era lui dal collo e dal movimento del dorso e delle braccia. Ad ogni modo, non potevo certo sbagliarmi: erano proprio le sue mani, avevo avuto modo di studiarle a lungo. Dapprima ero incuriosito, quasi divertito; è strano come un fatto anche minimo possa incuriosire e divertire un uomo, quando è prigioniero. Ma i miei sentimenti si sono mutati in repulsione e terrore quando ho visto tutto il corpo emergere lentamente dalla finestra e cominciare a strisciare lungo il muro del castello, sospeso su quell'orrido, a faccia in giù, col mantello che si apriva tutto intorno a lui a formare due grandi ali. Dapprima non credevo ai miei occhi. Ho pensato che fosse uno strano effetto della luce lunare, o dell'ombra. Ma ho continuato a guardare, e non poteva essere un'illusione. Ho visto le dita delle mani e dei piedi avvinghiarsi agli angoli delle pietre, denudati della malta dal logorio degli anni, e sfruttando ogni sporgenza e sconnessura muoversi verso il basso a notevole velocità, proprio come una lucertola su un muro. Che razza d'uomo è questo, o che razza di creatura con sembianze d'uomo? Sono sopraffatto dal terrore di questo luogo orribile. Ho paura — una paura opprimente — e per me non c'è via di scampo; sono circondato da orrori ai quali non oso neppure pensare.”