“Gli inferiori si ribellano per essere uguali e gli uguali per essere superiori. Questo è lo stato d'animo da cui nascono le rivoluzioni.”
“I libri sulle rivoluzioni iniziano di solito con un capitolo dedicato alla corruzione del potere in declino, alla miseria e alle sofferenze del popolo. Dovrebbero invece cominciare con un capitolo di analisi psicologica dove si spieghi il processo per cui un uomooppresso e in preda al terrore vince improvvisamente i propri timori e smette di avere paura. È un processo insolito, che talvolta si compie in un attimo come per una specie di choc liberatorio: l’uomo si sbarazza della paura e si sente libero. Senza questo processo, non ci sarebbe alcuna rivoluzione.”
“Una rivoluzione è invariabilmente lo scontro fra due forze: la struttura e il movimento. Il movimento attacca la struttura cercando di distruggerla; la struttura si difende, cercando di annientare il movimento. Le due forze, ugualmente potenti, hanno caratteristiche diverse. Quelle del movimento sono la spontaneità, la capacitàdinamica ed elementare di espandersi e la brevità. Quelle della struttura sono l’inerzia, la resistenza e una sorprendente, quasi istintiva, facoltà di sopravvivenza.”
“Eccoci al momento più importante. È quello che decide le sorti future del paese, dello scià e della rivoluzione: arriva quando il poliziotto di servizio si avvicina alla folla e, alzando la voce, intima a un uomo in prima fila di tornarsene a casa. Il poliziotto e l’uomo tra la folla sono due persone qualunque, eppure il loro incontro assume un’importanza storica. Entrambi adulti, hanno ciascuno la propria esperienza. L’esperienza del poliziotto gli dice: se grido e sollevo il manganello, l’uomo che mi sta davanti dapprima resta paralizzato dalla paura, poi se la dà a gambe. L’esperienza dell’uomo della folla gli dice: alla vista di un poliziotto che mi viene incontro, mi metto a tremare dalla paura e scappo a gambe levate. Date le due esperienze, gli accadimenti recitano sempre lo stesso copione: il poliziotto grida, l’uomo fugge, gli altri lo imitano e in men che non si dica la piazza diviene deserta. Questa volta, però, le cose vanno diversamente. Il poliziotto grida, ma l’uomo non scappa, anzi rimane immobile fissando il poliziotto. Il suo è uno sguardo diffidente, ancora leggermente venato di paura, ma già duro e implacabile. Sì, l’uomo della folla fissa sfrontatamente l’autorità in uniforme, e non si muove. Poi si guarda attorno e incrocia gli sguardi degli altri. Sono come il suo: vigili, ancora un po’ timorosi, ma già duri e implacabili. Nessuno scappa. Per un po’ il poliziotto continua a gridare, poi smette. Cala un silenzio di tomba. Chissà se il poliziotto e l’uomo della folla si rendono conto di quel che è successo, cioè che l’uomo della folla ha smesso di aver paura e che la rivoluzione è cominciata. Eppure proprio così cominciano le rivoluzioni.”
“Si sbaglia pensando che le nazionivittime della storia (e sono la maggioranza) tengano sempre presente la possibilità della rivoluzione, vedendovi la soluzione più semplice. Le rivoluzioni sono un dramma, e l’uomo tende istintivamente a evitare le situazioni drammatiche; tant’è vero che, anche quando vi si trova dentro, cerca a tutti i costi una via d’uscita pur di ristabilire la pace e, soprattutto, la quotidianità. Ecco perché le rivoluzioni non durano mai molto a lungo. La rivoluzione è l’ultima risorsa: se un popolo decide di ricorrervi, accade solo perché si è convinto, per lunga esperienza, che si tratta dell’unicavia d’uscita.”
“Noi rivoluzionari siamo gente moralmente onesta, non infieriamo su un nemico disarmato.”