“Dopo la sciata papale sull'Adamello, alcuni della curia presero a pregare: 'Concedi Signore a noi poverifigli d'Adamo di ridiscendere sofficemente l'Adamello verso le mete desiderate. Amen e così scia!'.”
"Non è poi così grande, - dichiarò una volta un'attricerivale parlando della leggendaria Tallulah Bankhead, - Posso rubarle la scena in qualsiasi momento". "Cara, - replicò Tallulah, - io posso rubarti la scena senza nemmeno essere sul palco!" In occasione del loro spettacolo successivo, la Bankhead decise di provare la sua affermazione. In una scena, mentre la sua rivale era impegnata in una lunga conversazione telefonica, Tallulah doveva mettere giù il bicchiere di champagne dal quale aveva bevuto ed uscire di scena. Quella sera, mise attentamente il bicchiere mezzo pieno in una posizione precaria, sporgente dal bordo del tavolo, a mezz'aria... e se ne andò. Il pubblico - in ansia, si mise a fissare il bicchiere in pericolo - ignorando completamente l'altra attrice.
Ricordi il vestito bianco che ho indossato durante tutto il film [Star Wars]? George venne da me il primo giorno delle riprese, diede uno sguardo al vestito e disse: "Non puoi mettere un reggiseno sotto quell'abito". "Ok, - replicai. - Perché?" E lui disse: "Perché... non c'è abbigliamento intimo nello spazio". E lo disse con una tale convinzione, come se fosse stato sullo spazio e si fosse guardato attorno e non avesse visto alcun reggiseno o mutandine da nessuna parte. Mi spiegò: "Quando vai nello spazio e diventi senza peso, il tuo corpo si espande ma il tuo reggiseno no, e quindi verresti stritolata dai tuoi stessi indumenti intimi".
“Nella primavera del 1944, dopo la famosa 'svolta', Togliatti era a Salerno ministro nel governo presieduto dal maresciallo Badoglio. Un giorno il ministro degli Esteri, che era Carlo Sforza, chiese che il governo lanciasse un pubblico appello agli italiani delle due parti del fronte per salvare la patria divisa e sofferente. Tutti furono d'accordo e senza eccedere nell'immaginazione diedero incarico di scrivere l'appello a Benedetto Croce, considerato come il più alfabetizzato del gabinetto. Croce si consultò con Sforza: che tono tenere? E se Togliatti farà le sue obiezioni? Niente paura disse Sforza che era un esperto diplomatico. Croce carichi pure il linguaggio, se Togliatti obiettava ci avrebbe pensato lui, Sforza, a trovare un punto di compromesso. Così nella seduta successiva del Consiglio dei ministri Croce lesse l'appello e tutti attesero l'intervento del comunista, che sembrava immerso in una profonda riflessione. A un certo punto chiese la parola. Ecco, ci siamo si scambiarono un'occhiata Croce e Sforza. Togliatti cominciò così: 'È un buon documento; sì, proprio buono, all'altezza della situazione. Ho solo un'osservazione da fare (tutti attenti, adesso ci siamo): non si mette il gerundio all'inizio di una frase; ce lo ha insegnato il nostro don Basilio; non è vero, don Benedetto?' concluse rivolgendosi a Croce. Il richiamo al grande purista napoletano Basilio Puoti impediva qualsiasi replica.”
“Erode Attico fu un giorno fermato da un tale con capelli lunghi e barba che gli arrivava fin quasi alla cintura che gli chiese dei soldi per comprare un po’ di pane. Erode gli chiese allora che cosa facesse e questo individuo gli rispose che era un filosofo. Sentiti però i suoi discorsi, Erode esclamò: ‘Vedo la barba ma non riconosco il filosofo’.”
“Nel 1871, durante la guerra franco-prussiana, il grande matematico di origini norvegesi Sophus Lie, autore della complessa teoria dei gruppi di trasformazioni, si trova a Parigi per una borsa di studioassieme al suo amicotedesco Felix Klein. A causa dello scoppio della guerra, quest'ultimo è costretto a ritornare rapidamente in Germania. Rimasto solo, Lie decide di raggiungere a piedi l'Italia: è infatti appassionato di alpinismo. Presso Fontainebleau si ferma a disegnare il paesaggio, sfortunatamente proprio nelle vicinanze di una fortezza francese. Il malcapitato, nonché ingenuo, matematico, viene fatto prigioniero e accusato di spionaggio: nel suo zaino vengono infatti trovate lettere in tedesco, indirizzate al suo collega Klein, piene di simboli matematici che vengono scambiati per messaggi in codice. Il presidente del tribunale gli chiede di provare di essere un matematico ma Lie è così poco convincente come insegnante che non viene creduto. Solo l'intervento diretto dell'Accademia delle scienze di Parigi riesce a salvarlo dalla situazione gravemente compromettente.”