Mi sono convinto che gli adolescenti non hanno domande: sono domande. Riformulano con i loro silenzi gli stessi “perché” reiterati tipici dei bambini, ma su un piano diverso: il bambino chiede come mai ci sono le stelle, l’adolescente chiede come ci si arriva, perché la speranza è desiderio (de-sidera, distanza dalle stelle), la sua mancanza è un disastro (dis-astro, assenza di stelle).
“Ho cominciato a chiedermi se Thalberg sia mai esistito per davvero, se invece non si tratti di un mito solari o di una divinità inventata dai produttori per guadagnareprestigio.”
“Il viaggiatore esce nella via, è un viaggiatore smarrito. Dove andrà? Che luoghi andrà a visitare? Che altri tralascerà, per deliberazione propria o impossibilità di vedere tutto e parlare di tutto? E che cosa significa vedere tutto?”
“Capita spesso che non facciamo le domande perché non saremmo ancora pronti per udire le risposte, o semplicemente perché ne avremmo paura.”
“Sono convinto che gli utenti non vogliano conoscere da Google le risposte alle loro domande, ma un'indicazione su ciò che devono fare e su come comportarsi.”
“Mai starsene svegli la notte a rivolgersi domande a cui non si sa rispondere.”