Mi sono convinto che gli adolescenti non hanno domande: sono domande. Riformulano con i loro silenzi gli stessi “perché” reiterati tipici dei bambini, ma su un piano diverso: il bambino chiede come mai ci sono le stelle, l’adolescente chiede come ci si arriva, perché la speranza è desiderio (de-sidera, distanza dalle stelle), la sua mancanza è un disastro (dis-astro, assenza di stelle).
“Quale impatto ha la rete sul modo di comprendere la Chiesa e la comunione ecclesiale? E quale impatto ha sul modo di pensare la Rivelazione, la grazia, la liturgia, i sacramenti… e i temi classici della teologia?”
“Qual è la risposta?”
“Non esistono domande stupide e nessuno diventa stupido, fino a che non smette di fare domande.”
“Fino a oggi la maggior parte degli scienziati è stata troppo occupata nello sviluppo di nuoveteorie che descrivono che cosa sia l'universo per porsi la domanda perché?”
“Gli esseri umani sono dotati di libero arbitrio? Se ne siamo dotati, in quale punto dell’albero evolutivo questo si è sviluppato? Forse le alghe verdi-azzurre o i batteri hanno libero arbitrio, oppure il loro comportamento è automatico e rientra nel dominio della legge scientifica? Sono soltanto gli organismi pluricellulari ad avere il libero arbitrio, o soltanto i mammiferi?”