Mi sono convinto che gli adolescenti non hanno domande: sono domande. Riformulano con i loro silenzi gli stessi “perché” reiterati tipici dei bambini, ma su un piano diverso: il bambino chiede come mai ci sono le stelle, l’adolescente chiede come ci si arriva, perché la speranza è desiderio (de-sidera, distanza dalle stelle), la sua mancanza è un disastro (dis-astro, assenza di stelle).
“L'uomo medio riesce a dormire abbastanza? Che cos'è dormire abbastanza? Che cos'è l'uomo medio? Che cos'è riesce?”
“Mettete un attimo da parte il risentimento. Domandate, prima di ribellarvi subito o mettere su il muso e fare gli offesi.”
“I filosofi sono adulti che insistono a fare domande infantili.”
“E' quando crollano solidi edifici di senso comune, certezze, abitudini, insomma la stoffa inerziale del solito andare avanti, che si è portati ad alzare gli occhi oltre il basso orizzonte quotidiano. Si intravedono nuove terre solo quando interi continenti di certezze sono sprofondati. Allora incalzano le grandi domande.”
“Se la lingua è mondo, èspecchio, trovatici con la pupillaspalancata, pescaci da quel neroquell’inchiostro che dica la parolaverticale. Alla sua ombra cresconodomande, si fa spazioal respiro del pensare.”