“Carmelo Bene dovrebbe essere Alessandro il Grande, il Dio dei venti Eolo, Satana, Attila, Don Giovanni, la bella addormentata nel bosco, Napoleone, Madame Isteria, Jehova, Greta Garbo, non Amieto.”
Ebbene, negli ultimi anni il prolifico romanziere ha invaso quasi ogni anno il mercato con un nuovo romanzo, uno più brutto dell'altro, alcuni decisamente ignobili. "Io e lui" e la "Vita interiore" aspiravano ad essere romanzi di soggetto turpe, ma quello che è veramente turpe in questi romanzi è la scrittura: sciatta, volgare, piatta, monotona, incapace di trasformare la bassa libidine del soggetto in grandi sprazzi metaforici...
“Ceronetti scrive male, o almeno sa scrivere male, molto male, come in questo turpe libretto. Lo strepitoso giornalista mortuario, il grande manipolatore di tutti gli artifici della lingua... è come poeta in proprio un versificatore di terz'ordine; e come autore di pensieri ed aforismi, un pessimo scrittore.”
Aldo Busi aspira a trascrivere in una scrittura preziosa la cosiddetta "turpitudine" della sua esperienza, e riesce solo a trascrivere lo squallore delle sue storie in una scrittura turpemente pretenziosa. Fellatio, sodomia e prostituzione possono essere argomenti altrettanto piatti, noiosi e banali della vita di un impiegato di banca ligio al dovere d'ufficio, alla famiglia, alla partita di calcio alla televisione la domenica... le pagine delle esperienze degradate di Aldo Busi, invece, sono flosce. Alla potenzasessuale di Busi, da lui ampliamente conclamata in ogni intervista, corrisponde una patetica impotenza scrittoria.
“Ci vuole un qualcosa per conferire senso all'accoppiamento: dolore, passione, foia bestiale, volontà di potenza. O disperazione; o l'unicità dell'esperienza.”
“Tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. Tra il dire e il dolce far niente c'è di mezzo il conto corrente.”
“Di scuola ce n'è una sola. Di mamma ce n'è una gamma.”