“Sono felice se qualcuno mi fa il solletico, perché è segno certo che mi vuole bene.”
“Stupenda questione quella del solletico: per Spinoza fenomeno capace di impegnare il corpo nella sua interezza, laddove per Cartesio era lo starnuto ad assorbire tutte le funzioni dell’anima, è l’atto gratuito per eccellenza, e già per Platone pienezza di un piacere che non è negazione di nessun dolore. Sarà per questo che non ci si può fare il solletico da soli?”
“Fatti il solletico quanto ti pare e non ti farai mai ridere.”
“Il solletico va fatto al cervello, non sotto le ascelle.”
“Se mi gratto le ascelle con la punta delle dita, sento soltanto una pressione che mi struscia la pelle. Se qualcun altro mi gratta le ascelle con la punta delle sue dita, non riesco a trattenere le risate. Il contatto con qualcun altro è una catastrofecomica. Le mie ascelle soffrono il solletico, uno dei tanti sintomi con cui si manifesta la malattia dell’intimità.”
“Chi ti vuole bene conosce quattro cose di te: il dolore dietro al tuo sorriso, l’amore dietro alla tua rabbia, le ragioni del tuo silenzio... E dove soffri il solletico.”