“Quando il dovere chiama, è allora che il carattere conta.”
“Io sono un commercianteindifferente a qualsiasi tramontoUn professore in pantaloni verdi che si dissolve in gocce di rugiada Un piccolo borghese, ecco chi sono Non mi importa del rosso della sera!Ma mi affaccio lo stesso sui balconie grido a squarciagola fin che posso Viva la Cordigliera delle Ande! Muoia la Cordigliera della Costa!”
Da un lato lo sguardo cortissimo di chi crede lecito qualsiasi uso e abuso del mondo che “ci appartiene”, dall’altro uno sguardolungimirante, la coscienza di aver ricevuto un’eredità e di doverla trasmettere, anzi migliorare.
“Perché un affermato professionista, messo in un gruppo, si comporta come un bambino di quattro anni?”
“I puntini di sospensione sono utili: esprimono incertezza, reticenza, imbarazzo, vaghezza… Il guaio qual è? Qualcuno esagera. E usa i puntini – tre, non uno di più e non uno di meno – per mascherare atteggiamenti inconfessabili. Forse per questo il segno è tanto popolare, da qualche tempo. Chi sono i Puntinisti? Individui che non hanno la costanza o il coraggio di finire un ragionamento. Raramente quest’orgia di puntini esprime un pensiero compiuto. Accompagna invece mezze ammissioni, spunti, sospetti, accenni, piccole vigliaccherie (non ho il coraggio di dire qualcosa, e alludo).”
“Una giusta quantità d’irrequietezza è utile. La capacità di cambiare restando se stessi è importante anche nel lavoro. Pensate a personaggi diversissimi come José Mourinho e Madonna, Martin Amis e Sean Penn, Bernard-Henri Lévy e Rita Levi-Montalcini: insopportabili, magari, ma non prevedibili. Non si tratta di semplice versatilità, che può rientrare tra i talenti di una persona. È una scelta, che si traduce in tre parole: evitare le repliche.”