Credo a un dono di veggenza dei romanzieri… e la parola “dono” non è il termine giusto, dal momento che suggerisce una sorta di superiorità. No, si tratta semplicemente di qualcosa che fa parte del mestiere: gli sforzi d’immaginazione, necessari a questo mestiere, il bisogno di fissare la mente su piccoli particolari – e questo in modo ossessivo – per non perdere il filo e non lasciarsi andare alla pigrizia.
“A questo mondo o si legge o si scrive, gli scrittori scrivono per disprezzo verso i colleghi, per avere ogni tanto qualche cosa di buono da leggere.”
“Chiunque provi a scrivere seguendo un percorso preciso lo sta facendo per le ragioni sbagliate.”
“Non credo nel processo creativo: le canzoni accadono perché devono accadere.”
“Ho contratto una malattia da cui non mi sono mai scrollato di dosso. La malattia era l'idealismo. Per questo motivo, ho fatto la cosa che volevo fare nella vita: scrivere.”
“Scrivo perché mi sento solo. Se ti trovi sul set non hai un attimo di respiro, ma a parte questo hai un sacco di tempo libero.”