“Per incuriosire la gente di mondo non vi sono più che le persone di servizio e gli uomini di lettere.”
“Al re persiano Sapore II, quando non era ancora ferocemente anticristiano, si presentò un giorno l’abate di un monastero che voleva offrire al sovrano uno splendido libro miniato. Il consigliere del re però lo prevenne:- Abba, non è il caso che tu offra al re un libro. Ne ha già uno… e, in più, non ha ancora finito di colorarlo.”
“- A chi scrivi quella lettera? – chiese un giorno un monaco a un fratello.- Ad abba Serapione – rispose costui.- Ma perché la scrivi così lentamente?- Tu non sai con quanta lentezza legga il buon abate…”
“Leggi troppo – fu il rimprovero che abba Filone rivolse un giorno a un novizio. – Bada di non essere come coloro che leggono per essere dispensati dal pensare.”
“Sono disgustato dei libri d’oggi” – si sfogò il vescovo Epifanio con un santomonaco. Costui gli rispose: “Le cose andrebbero meglio se gli scrittori non leggessero e i lettori non scrivessero”.
“Un giorno un monaco disse a un altro:- Ho letto il libro di abba Mentone e mi è sembrato terribilmente astratto.Gli rispose il confratello:- Chi scrive astratto s’illude di pensar profondo.”