“Nel corso di quegli anni, di quale paesaggio avevo mai sentito di far parte? L’ultimo che ricordavo familiare, caldo, era quello della sala da biliardo vicino al porto dove io e Kizuki andavamo a giocare. Poi quella sera Kizuki era morto, e da quel momento tra me e il mondo si era insinuato uno spazio vuoto, ostile e raggelante. Cercai di pensare che significato aveva avuto per me l’esistenza di Kizuki, ma non riuscii a darmi una risposta. Quello che capivo era che con la sua morte una funzione del mio essere, che forse si potrebbe chiamare adolescenza, era stata danneggiata in modo irreparabile. Questo lo sentivo e lo capivo chiaramente. Ma che significato ciò potesse avere, che conseguenze avrebbe portato, mi sfuggiva completamente.”
“La pratica intenzionale richiede un considerevole, specifico e continuo sforzo per fare qualcosa che non sai fare bene, o addirittura non sai fare per nulla.”
“Se ce la metto tutta, non posso perdere. Forse non vincerò una medaglia d’oro, ma sicuramente vinco la mia battaglia personale. È tutto qui.”
“I soggetti che ricevono un feedback prestativo e che possono monitorare i propri progressi, si divertono maggiormente e sono motivati a impegnarsi di più.”
“Il vero avversario è dentro se stessi. In questo sta la chiave per capire il segreto della vita. ”
“Il modello a cui tendere è quello di un atleta che diventa quasi allenatore di se stesso; e che si relaziona al tecnico come a un consulente da coinvolgere su precise problematiche, non cercando la mamma o il sergente di turno. È chiaro, si tratta di un comportamentopossibile solo per atletimaturi, evoluti. Ma non è un sogno irrealizzabile.”