“Nessun uomo andrebbe mai a cercarsi una scrittrice. Sono come i debiti. Passano le giornate a sognare invece di cucinare. Pensano ai libri invece che ai bambini. Si dimenticano di pulire la casa...”
“In questo sbagliò: che in una sola ora scriveva, che prodezza!, 200 versi, così, come si dice, su un piede solo! Ma scorrevano torbidi e c'era del troppo, che vorresti togliere. Troppo verboso egli era, pigro alla fatica dello scrivere: dello scrivere bene, intendo: al molto non do peso.”
“Scrivere è cercare la calma, e qualche volta trovarla. È tornare a casa. Lo stesso che leggere. Chi scrive e legge realmente, cioè solo per sé, rientra a casa; sta bene. Chi non scrive o non legge mai, o solo su comando – per ragioni pratiche – è sempre fuori casa, anche se ne ha molte. È un povero, e rende la vita più povera.”
“Il decalogo del giornalista1. Scrivi sempre la verità, tutta la verità, solo la verità.2. Cita le fonti. Se la tua fonte vuole restare anonima, diffida.3. Verifica quel che ti dicono. Se non puoi verificare, prendi le distanze.4. Non diffamare il prossimo, ed evita le frasi del tipo: 'Sembra che il tale abbia rubato...', 'Si dice che il tal altro abbia ammazzato...'.5. Non obbligare il lettore a leggere una colonna di roba prima che cominci a capire che cosa è successo.6. Non fare lunghe citazioni fra virgolette all'inizio di un 'pezzo' senza rivelare subito chi sia il loro autore (il metodo non crea suspense, come forse crede il giornalista: dà solo fastidio).7. Non mettere mai fra virgolette, nei titoli, frasi diverse da quelle che sono state pronunciate.8. Evita le iperboli e le metafore di Pierino, come 'bufera' ('il partito è nella bufera'), 'giallo' ('il giallo di Ustica'), 'rissa' ('ed è subito rissa fra x e y'), 'fulmine a ciel sereno', 'scoppiato come una bomba'.9. Prima di scrivere nel titolo che 'Londra è nel panico', va' a Londra e controlla se otto milioni di persone sono davvero uscite di testa.10. Non dire mai: 'L'obiettività non esiste'. È l'alibi di chi vuole raccontare palle.”
“Ho cominciato a scrivere a ventidue anni e avevo intenzione di smettere prima dei sessanta per poi esaminare me stesso: quale vita ho avuto? Che tipo di persona sono stato? Che genere di scrittore? Ho smesso alcuni anni fa, a cinquantotto, e ora leggo molto e penso a queste cose.”
“Io sono un uomo che soffre di vertigini scritte.”