“Io appartengo al labirinto!”
“Quello che veramente ami rimane, il resto è scorie. Quello che veramente ami non ti sarà strappato.”
“Il mondo a chi appartiene, a me, a loroo a nessuno?”
“In Italia la roba di tutti (uffici. mobili dei medesimi, vagoni, biblioteche, giardini, musei, tempo pagato per lavorare, ecc.) è roba di nessuno.”
“La proprietà è furto.”
“Il successo materiale può risultare nell'accumulo di possedimenti; ma solo il successo spirituale ti consentirà di goderteli.”
“Il possesso della salute è come le finanze, che si godono spendendole, e se non si spendono non si godono.”
“Non è felice quello a cui la fortuna non può dare di più, ma quello al quale non può togliere nulla.”
“Nel momento in cui uccidi e incornici quello che catturi, questo ha perso la vera cosa che lo rendeva degno di essere posseduto. Io percepivo questo solo come un vado senso di sconcerto all’età di dieci anni; solo più tardi nella vita ho capito che era una metafora per gran parte di quello che succede nella vita.”
“Debbo molto; non ho nulla; il resto lo lascio ai poveri.”
“Ho molti debiti; non possiedo nulla; il resto lo lascio ai poveri.”
“Il tuo corpo appartiene allo stato. Dalla nascita lo stato lo ha nutrito, adesso lo stato chiede una contropartita.”
“Se sei il mio vero amico, allora mi ami per l'affetto, non per le cose.”
“Una generazione cresciuta con Internet sembra non curarsi dell’avversione degli economisti classici per la condivisione della creatività, delle competenze e delle esperienze, e perfino di beni e servizi in un ambito collettivo e indiviso, finalizzato alla promozione del bene comune. Gli economisti classici considererebbero un contesto economico di questo tipo contrario alla naturaumana e destinato al fallimento per la semplice ragione che gli uomini sono innanzitutto e soprattutto egoisti, competitivi e predatori, e quindi approfitterebbero della buona fede e dell’ingenuità dei propri simili per impossessarsi dei contributi altrui e fare da sé, ottenendo un rendimento superiore. Queste idee sembrano aver perso ogni forza: oggi centinaia di milioni di persone sono attivamente impegnate in reti sociali collaborative su Internet, alle quali offrono il proprio tempo e le proprie conoscenze, di solito in modo gratuito, per promuovere il benessere di tutti. Perché lo fanno? Per la pura gioia di condividere la propria vita con gli altri, nella convinzione che contribuire al benessere dell’insieme non diminuisce in alcun modo la parte che loro spetta, ma, anzi, l’amplifica e la moltiplica. Gli spazi sociali di Wikipedia e di Facebook, per esempio, costituiscono una sorta di sfida alle basi della teoria economica classica, secondo la quale l’uomo è una creatura egoista, continuamente tesa all’autonomia. L’energia e la comunicazione della Terza rivoluzioneindustriale fanno emergere una gamma del tutto diversa di pulsioni biologiche: il bisogno di socialità e la ricerca di condivisione.”
“La nostra idea di proprietà è talmente legata al concetto tradizionale di possesso ed esclusione da rendere difficile immaginare che ne sia esistita una più antica di cui gli individui hanno beneficiato per secoli: il diritto di accesso alla proprietà collettiva. Per esempio, la possibilità di navigare i fiumi, di sfruttare le foreste locali, di percorrere i sentieri di campagna, di pescare nei torrenti e di aggregarsi nella pubblica piazza. Questa antica idea di proprietà come diritto all’accesso e all’inclusione è stata sempre più accantonata nell’era moderna, nella quale i rapporti di mercato sono diventati dominanti nella vita quotidiana e la proprietà privata è diventata il «metro di misura dell’uomo».”