“L'economia è per i poveri; i ricchi possono farne a meno.”
“L'economia non è un sistema fisso: ci si può arricchire tramite investimenti e strategie di crescita.”
“Volevo vincere il Premio Nobel per l'Economia. Ero... non dico lì lì per farlo, però ero sulla strada giusta. Ha prevalso il mio amore per la politica, ed il Premio Nobel non lo vincerò più.”
“Semplice parsimonia non è economia. Le uscite, le grandiuscite di denaro, possono essere una parte essenziale della vera economia.”
“L'uguaglianza comincia con il potereeconomico. ”
“Il dirigenteaziendale medio ha speso tra le 1.000 e le 10.000 ore a imparare formalmente l'economia, la storia, le lingue, la letteratura, la matematica e le scienzepolitiche! Lo stesso dirigente ha speso meno di dieci ore ad imparare qualcosa del pensierocreativo!”
“Al posto degli uomini abbiamo sostituito i numeri e alla compassione nei confronti delle sofferenze umane abbiamo sostituito l'assillo dei riequilibri contabili.”
“Il governo Renzi ha fatto per l'economiacose che nessuno aveva fatto prima. Ma ha dato l'impressione che i problemi fossero ormai alle spalle. Non era e non è così.”
“Gli investimenti, l'internazionalizzazione e i giovani sono le tre priorità della politica economica sulle quali concentrare le risorse.”
“L’economia non è parlare di soldi.”
“Non è l'economia a tenere unita l'Europa, ma la sua cultura e la sua eterogeneità.”
“L'economia mondiale è oggi un gigantesco casinò.”
“La religione e l'arte crescono dalla stessa radice e sono parenti stretti. L'economia e l'arte sono delle estranee.”
“La grandezza storica di Lenin non va ricercata in un'originalità di pensiero creatore, ma nella sua incomparabile capacità di trasformare un sistema di idee filosofiche ed economiche già esistente in un programma di azione militante. [...] L'uomo Lenin è inevitabilmente fuso col sistema a cui dette vita [...] Egli fu la dottrina incarnata del marxismo militante, il verborivoluzionario fatto carne.”
C’è una prova infallibile per capire al volo se chi parla o scrive ha capito dove ci troviamo. Ed è quando, prima o poi, inesorabilmente, nella soluzione proposta appare la parola “sviluppo”. Ecco: qui cascano tutti gli asini, anche i più intelligenti. Qui cascano quasi tutti gli economisti, che maneggiano la parola “sviluppo” con la stessa insensata sbadataggine con cui un bambino potrebbe toccare una pistola carica.