“- Che fa sabato sera?- Occupata. Devo suicidarmi.- Allora venerdì sera?”
Non stupisce che ci sia chi si suicida. Perché no? Perché non porre fine a questo assurdo? Perché portare avanti questa stupida farsa che è la vita? Perché... solo che dentro di te c’è una vocetta che dice: “Vivi!” E sempre, da qualche regione interiore, giunge l’ordine: “Continua a vivere!” Cloquet la riconobbe, quella voce. Era il suo assicuratore.
“Andai in un'armeria e comprai un fucile. Intendevo... mi capite, se mi avessero detto che avevo un tumore maligno. Insomma, mi sarei fatto fuori. L'unica cosa che avrebbe potuto fermarmi, dico avrebbe, è che i miei genitori ne sarebbero sconvolti. Avrei quindi... avrei dovuto uccidere anche loro - prima. E poi ho una zia e uno zio. Avrei dovuto... capite... sarebbe andata a finire in un bagno di sangue.”
“Se non si legge, la vita è un lento suicidio.”
“Perché rinunciare? Perché arrendersi? Esiste al mondo una croce su cui valga la penasuicidarsi?”
“Io non mi ucciderò. Si dimenticano così in fretta i morti.”