“Sapere a memoria significa non sapere.”
Un giovane desidera entrare in un monastero. Il maestro dei novizi lo interroga:- “Conosci le lettere dell’alfabeto?”- “Certamente”.- “Qual è la prima?”- “A”.- “E quali le vengono dopo?”.- “Tutte le altre”.
“Ad alcuni giovani novizi, il monacomaestrochiese una relazione sulla loro capanna.- La tua relazione – disse poi a Marco – è uguale, parola per parola, a quella di Efrem.- Ovvio – spiegò il giovane. – Abitiamo la stessa capanna…”
“Temo per il nostro maestro dei novizi – disse un giorno l’abate di un monastero al suo consigliere – perché, invece d’ispirare in essi fiducia, ispira paura.- Non è un buon metodo anche questo?- No, perché colui che ispira paura ne ha lui per primo.”
“Benché agli antichi monaci non occorresse una gran scienza, il grande Arsenio insisteva perché venisse tenuta in gran conto l’istruzione dei novizi. E per giustificarsi soleva dire:- L’ignoranza non è quando non si sa gran cosa; è quando non si sa gran cosa e gli altri se ne accorgono.”
Vedendo quanto pochi frutti gli avevano dato i molti studi fatti da giovane ad Alessandria, abba Ermete disse: “Se nasco un’altra volta, studio da ignorante anch’io”.